Chi fa “pausa pranzo” piano, va sano e lontano!

La pausa pranzo è il termine che ha sostituito nell’uso comune quel momento, che “fu” anche familiare e conviviale, in cui ci si sedeva a tavola attorno alle 13.00 e si pranzava.
L’efficienza richiesta oggi non lo consente, perciò prima agendo sul tempo, poi sulla quantità e qualità degli alimenti e poi sul nostro vocabolario abbiamo incessantemente ridotto il tempo dedicato al pasto.
In termini di “tempo da dedicare ad altro” ci abbiamo senz’altro guadagnato ma in termini di salute un po’ meno. Anche queste insane e frettolose abitudini rientrano nelle cause della crescita di alcune malattie e dell’aumento di peso di cui ci lamentiamo senza riconoscere le nostre colpe!

Chili di troppo e non solo

Dedicare poco tempo al pasto significa perdere la capacità regolatoria dell’effetto sazietà: ciò si traduce nella necessità di sbocconcellare nelle ore successive. Nel tardo pomeriggio la merenda diventa più sostanziosa e la cena diventa il pasto principale: proprio prima di andare a dormire 🙁
Accontentarsi del fast food, che concentra nei pasti offerti velocità, gusto ed economicità, aumenta anche il rischio di soffrire di sindrome metabolica.

Il tempo dedicato a masticare il pasto dovrebbe essere di almeno 30 minuti, anche per favorire l’afflusso di sangue allo stomaco e all’intestino. Anche chi mastica in fretta ed ingurgita il cibo ha un aumentato rischio di soffrire di sindrome metabolica: le buone abitudini si costruiscono, per mangiare con calma serve prendersi il tempo per farlo!
La distrazione durante il pasto può portare a ignorare la sazietà e quindi a un aumentato rischio di obesità: figurarsi dunque mangiare davanti al PC tra un’email e un tweet 😉

Una possibile soluzione

Quando fare un passo indietro è impossibile (i.e niente lo è è questione di priorità!) si possono fare delle scelte più consapevoli: almeno 30 minuti di pausa, mai davanti al PC e alla TV, non in piedi al banco del bar a dedicare 4 morsi ad un toast e due sorsi ad un succo, fare sempre due passi.
Il punto essenziale è proprio questo, camminare per andare a pranzo e per rientrare, mangiare seduti una insalata mista e mezza porzione di primo piatto, e portare con sé un frutto, ad esempio una comoda mela. A metà pomeriggio un’altra porzione di frutta e magari uno yogurt naturale e 3-4 noci: i grassi e le proteine a differenza dei carboidrati semplici della frutta fresca apportano energia più a lungo termine.

Mi piace scrivere di queste ovvietà: tutti le sanno, tutti le raccontano eppure i numeri dicono che l’obesità è in aumento, anche nella prima infanzia 🙁

Quale delle due: le buone abitudini alimentari non sono state capite o non sono state ripetute abbastanza?

Bibliografia e sitografia
-Regular Consumption from Fast Food Establishments Relative to Other Restaurants Is Differentially Associated with Metabolic Outcomes in Young Adults Kiyah J. Duffey Penny Gordon-Larsen Lyn M. Steffen David R. Jacobs, Jr Barry M. Popkin The Journal of Nutrition, 2009; 139: 2113-2118.
-The influence of oral processing, food perception and social aspects on food consumption: a review. Pereira LJ., van der Bilt A., J Oral Rehabil. 2016; 43: 630-48.
-Slow Down, You Eat Too Fast: Fast Eating Associate With Obesity and Future Prevalence of Metabolic Syndrome. Takayuki Y., Shinsuke M., Hiroshi K., Koichi T., Yukihito H., Yasuki K. Circulation 2017; 136; Issue Suppl 1.
-Worldwide trends in body-mass index, underweight, overweight, and obesity from 1975 to 2016: a pooled analysis of 2416 population-based measurement studies in 128·9 million children, adolescents, and adults Abarca-Gómez, Leandra et al. The Lancet , Volume 390 , Issue 10113 , 2627 – 2642
-Mangiare lentamente riduce colesterolo, glicemia, ipertensione http://www.corriere.it/salute/nutrizione/18_gennaio_19/mangiare-lentamente-riduce-colesterolo-glicemia-ipertensione-0a9ab196-fd27-11e7-b1af-dcddd5d25ebd.shtml

Autore dell'articolo: Francesca Antonucci

Lascia un commento